La priorità si chiama ripartenza!

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Riorganizzarsi per superare la FASE 2 nel segno della sostenibilità

Parlare di futuro e di ripresa potrà sembrare azzardato mentre siamo ancora disorientati ed impegnati ad uscire da un evento atipico per il nostro continente. Se per un attimo sospendessimo le forti emozioni che ci hanno cambiato negli ultimi mesi, potremo comprendere quanto sia necessario non focalizzarci solo sul periodo contingente. È essenziale, infatti, lavorare su due livelli: quello transitorio (FASE 2) di una durata stimata da 8 a 12 mesi, e verso i nuovi scenari a medio termine.

La priorità oggi si chiama ripartenza!

Per fare ripartire le imprese serve una accelerazione. Un’opportunità unica, dettata da un evento imprevisto e non di facile lettura, come dimostrano i diversi pareri anche nella comunità scientifica. 
Abbiamo una consapevolezza; non possiamo sbagliare e rischiare un nuovo lock-down generale

Protocolli sanitari e strategie comuni alle imprese: riorganizzazione degli spazi, sanificazione, distanziamento fisico, mobilità, sono alcune delle misure preventive messe in atto. Ciò che stiamo affrontando va oltre queste azioni necessarie per preservare la salute delle persone, la ricchezza di ogni impresa. Ognuno/a di noi, in modi diversi sta affrontando un cambiamento che ci porta a ripensare e riprogettare il contesto, i prodotti, i processi, i servizi al cliente, con una maggiore attenzione all’ecosistema. 

Le tecnologie verranno ad avere un ruolo strategico: termocamere, app di distanziamento, digitalizzazione di servizi (pensate alle attese per una ricetta medica, oggi superate), Piattaforme Digitali per lo scambio di contenuti tecnici e per la formazione, Digital Twins (gemello digitale) e stampa 3D. Tutte tecnologie finalizzate ad aumentare le distanze fisiche tra l’operatore e il sistema con il quale deve interagire e fra gli operatori stessi in modo da diminuire il più possibile il rischio di contaminazione: la gestione delle informazioni da remoto darà un contributo fondamentale all’aumento delle attività a distanza. 

La pandemia ha evidenziato un distacco tra le filiere e tra le aziende. Le aziende eccellenti hanno reagito proponendo protocolli e nuovi modelli organizzativi, altre hanno subito più passivamente il lock-down.

Questo stop forzato, che ha colto tutti impreparati ci deve aiutare a comprendere le azioni da implementare per allenare le persone a generare nuove soluzioni, riorganizzare flussi e ridisegnare i prodotti in una nuova logica sostenibile in risposta alle nuove esigenze dei clienti.

Resilienti sempre… ma non basta!

Gli attuali modelli organizzativi sono ancora adeguati a traghettarci fuori da questa pandemia e a portarci nel futuro?
Servono velocità, capacità decisionali e una presa di responsabilità non comuni. Non si affronta la ripresa solo con le competenze acquisite nel passato, occorre andare oltre e cercare nuovi paradigmi. Dovremo dimostrare un cambio di passo e di sapere agire in discontinuità con il passato.

Il rischio di esposizione al virus ci obbliga ad una riconfigurazione delle nostre aziende, garantendo un aumento della prevenzione attraverso la riduzione delle presenze, l’affluenza in ingresso e in uscita, aumentare il distanziamento e le turnazioni, la sanificazione degli ambienti e attrezzature, l’areazione dei locali. 

Cambieranno anche gli standard e tutti i processi della catena del valore saranno coinvolti.
La paura non è buona consigliera, alcune proposte ci riportano nel passato, proponendo l’aumento di stock di sicurezza a discapito dell’efficienza. Non sono questi i paradigmi vincenti. Ciò che non possiamo permetterci è penalizzare i nostri clienti, ma consentitemi di scrivere, che non dobbiamo rinunciare all’efficienza dei flussi e alla competitività! 

Quali altre leve possiamo e dobbiamo attivare?
Le soluzioni per aumentare la flessibilità vanno ricercate nella cultura e strumenti del miglioramento continuo, non in scelte affrettate e costose. 

Anche l’utilizzo delle tecnologie è essenziale per ripartire, tuttavia è necessario creare un percorso sostenibile per innovare le imprese. Il cambiamento parte da un nuovo mindset e prosegue con la cultura del miglioramento continuo KAIZEN, LEAN, WCM, un approccio di sistema che coinvolge tutti. 

Senza avere ottimizzato i nostri processi interni ed esterni non saremo in grado di governare le scelte e le strategie di innovazione. Questo è il punto di svolta!

È ragionevole pensare che alcune logiche di disaccoppiamento dei flussi complessi, lavorazioni, servizi, potrebbero cambiare. Ridisegnare e ridurre i flussi; da macro reparti produttivi, uffici, a micro aree, più piccole e facili da segregare al manifestarsi di una sintomatologia assimilabile al covid19. In questo modo si riduce il rischio di blocco produttivo, creando un bypass per il tempo necessario a sanificare e ripartire. 

Solo alcuni anni fa si disegnavano scenari di nuovi modelli produttivi, dagli attuali macro siti, a micro fabbriche con elevati contenuti di tecnologie dislocate nelle città e vicine ai clienti. Se allora non eravamo maturi per vederne una realizzazione, oggi è più facile delinearla.

Il cambiamento non avviene solo all’interno delle aziende, coinvolge tutta la catena del valore. 
Le Supply Chain sono soggette ad una importante riorganizzazione per garantire la continuità dei business. La nuova analisi dei rischi dovrà tenere conto del rischio concreto di filiere produttive lunghe e non sotto controllo, preferendo soluzioni meno low-cost ma con più garanzie. 

Abbiamo assistito negli ultimi venti anni ad un fenomeno di delocalizzazione (Off-shoring), con una forte presenza nel Far East. Da alcuni anni c’è un effetto inverso, il ritorno della produzione in Italia (Reshoring**) o in Europa (Near-reshoring) avviene per diversi motivi: aumento dei costi dell’Off-shoring, maggiore competitività delle imprese europee, scarsa qualità, elevati stock e costi della logistica, ecc.

Non meno importante il rischio di chiusura di fornitori primari o secondari, da valutare velocemente per attivare piani di recupero e fornitori alternativi, o l’acquisto di aziende in difficoltà.

L’evoluzione digitale concentrata in pochi mesi ha cambiato molto il nostro approccio relazionale e della formazione. Abbiamo imparato a gestire piattaforme e conferenze virtuali, dovremo proseguire per dare continuità alla formazione. Questo tema diventa importante per aumentare le poli-competenze e facilitare le rotazioni del personale nei vari processi. Le competenze sono strategiche per comprendere e gestire le direttrici fin qui descritte e realizzare la roadmap della ripartenza.

Claudio Zanelli
Innovation Manager
CZ Solution Management 
partner di Faentia Consulting Srl

** studio della Regione Emilia Romagna, sviluppato dall’Assessorato alle Attività Produttive in collaborazione con le Università di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia e Parma. https://www.ucer.camcom.it/studi-ricerche/analisi/rapporto-economia-regionale/pdf/2015/2016-presentazione-reshoring-barbieri.pdf